martedì 6 aprile 2010

UNA QUESTIONE DI... ETICHETTA


Sono una lavativa e me ne vergogno. Mi ero ripromessa di scrivere, ogni tanto, ma noto con orrore che l'ultimo post risale a dicembre 2009. Cilicio per me.
Per inaugurare l'anno nuovo, mi servirebbe un argomento bomba, interessante, intelligente.
E invece no.

DEVO assolutamente parlare di biancheria intima. Il mio cervello mi trasmette solo questo input.
Ci ho riflettuto un po', dopo un post che avevo pubblicato su Facebook.
Bisogna fare qualcosa. Brevettare una soluzione. Trovare rimedio a questa piaga dell'umanità.
Il problema è uno solo: l'ETICHETTA sui reggiseni e soprattutto, sugli slip (per intenderci, quella che dà indicazioni sul lavaggio).

Ogni volta che mi compro un completino nuovo, scatta l'incubo del taglio dell'etichetta, manco fosse un taglio del nastro che dà il via ai festeggiamenti.
Si tratta di un'operazione alquanto delicata e che dà quasi sempre risultati insoddisfacenti.

Occorrono:
- una forbicina per unghie (le forbici normali sono vivamente sconsigliate, finisci quasi sempre per bucare il tessuto e la mutanda è sputtanata)
- una mascherina da chirurgo (che, se vogliamo, non serve a nulla, ma ti fa entrare nella parte e ci sono buone probabilità che tu sia più precisa)
- occhiali da vista CON ZOOM

Ecco, ora...Silenzio, che se mi deconcentro è un casino. Con la forbicina seguo scrupolosamente il bordo dello slip, là dove la bestia infernale è stata cucita CON IL FILO DI FERRO. E' un'operazione rischiosissima, bastano... un attimo di distrazione, una mano troppo sicura e spavalda, o un brivido felino e la brasiliana è da buttare. (traduzione istantanea per uomini: brasiliana = modello di slip, non culo parlante proveniente dal Brasile).

Quand'anche il taglio mi venga decentemente, restano sempre dei filuzzi bianchi o un bordino microscopico che comunque mi sballano l'armonia dei cinque sensi. Non ce n'è.
E non mi venite a dire che ora alcuni modelli hanno l'etichetta con il tratteggio per facilitare il taglio... Certo che ce l'hanno, ma il bordino bianco malefico resta comunque. IO LO ODIO.

Insomma, che senso ha spendere fior di soldi per delle mutandine sexy, bellissime, trasparenti ma non troppo, MA ABBASTANZA PERCHE' SI VEDA IL CAZZO DI BIANCO DELL'ETICHETTA?

Dai, non si può guardare. Per non parlare, poi di quando esce dai pantaloni. Alla gogna! L'etichetta va tolta. Non ci piove. Anche perchè prude e fa venire l'eritema. Nella mia graduatoria, la metto al secondo posto nella top ten delle cose (animate e inanimate) assolutamente inutili. Al primo ci sono i piccioni. Al terzo, Berlusconi.

Che questo blog dia voce al mio accorato appello: non vogliamo più essere schiave di un'etichetta.

Tanto, alla fine, le mutande le laviamo tutte allo stesso modo. Scrivete tutto su una bella etichetta di carta, che così, quando la buttiamo, la mettiamo pure nel bidone del riciclo.

Vi prego di diffondere questo mio messaggio.

Serena, che non vuol essere etichettata.

4 commenti:

  1. L'idea potrebbe essere di farla commestibile, così che il primo partner con cui indossi il nuovo completino, possa strappare a morsi l'etichetta...e nient'altro.

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  2. Mmmh. Sì, ma così ci sarebbe la complicazione della data di scadenza...e della confezione. Buona idea ma poco pratica :)

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    1. Forbicine da manicure.. fai saltare i primi punti.. e poi cerchi di tirare via l'etichetta, sperando che venga facilmente... di norma a me va bene e la rimuovo senza danneggiare il capo di abbigliamento...

      (pensavo di essere l'unico con questa idiosincrasia :D )

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